L’inquinamento è molto diffuso, soprattutto quello atmosferico ed è provocato dagli scarichi industriali ma anche dalle automobili e gli aeri.
Data la grande varietà di sostanze presenti in atmosfera, sono stati proposti numerosi metodi di classificazione: in primo luogo si può classificare in base alla composizione chimica, per cui si parla principalmente di composti che contengono zolfo, azoto, carbonio e composti alogeni; in secondo luogo si può classificare in base allo stato fisico: gassoso, liquido o solido; infine si può suddividere in base al grado di reattività in atmosfera, in sostanze primarie o secondarie.
Uno dei pericoli maggiori dell’inquinamento atmosferico è il buco dell’ozono. Si definisce comunemente buco nell'ozono la riduzione temporanea dello strato di ozono che avviene ciclicamente durante la primavera nelle regioni polari; la diminuzione può arrivare fino al 70% nell'Antartide e al 40% (2011) nella zona dell' Artide. Per estensione il termine viene utilizzato per indicare il generico assottigliamento dello strato di ozono della stratosfera che si è riscontrato a partire dai primi anni Ottanta. Lo strato di ozono (O3) funge da filtro per le radiazioni ultraviolette (trattenendo da solo circa il 99% della radiazione UV solare), che possono essere dannose per la pelle, causare una parziale inibizione della fotosintesi delle piante (con conseguente rischio di diminuzione dei raccolti) e distruggere frazioni importanti del fitoplancton che è alla base della catena alimentare.
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